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[Studio] Allucinogeni e meditazione come terapia contro la depressione?

Se si dovesse stilare un’ipotetica classifica degli “evergreen” nella storia della ricerca scientifica, il primissimo posto sul podio andrebbe assegnato di diritto agli allucinogeni. Alcuni scienziati, come John Lily (che abbiamo conosciuto su Scienza Maledetta per quel periodo in cui decise di insegnare a parlare i delfini), ci hanno costruito un’intera carriera, ma le droghe di sintesi entrano in gioco anche parlando dei controversi [non scevri da teorie complottistiche ed esagerazioni narrative! N.d.R.] , progetti di controllo mentale della CIA come l’Artchoke e il MK Ultra.

Più recentemente, 2016, gli allucinogeni, uniti alla psicoterapia, sono stati proposti come terapia di supporto antidepressiva per malati terminali di cancro, mentre un paio di anni fa, 2017, gli allucinogeni, nello specifico la Psilocibina, sono stati testati come generica terapia antidepressiva.

Quest’anno, all’Ospedale Universitario di Psichiatria di Zurigo, in Svizzera, si sono chiesti: ma perché non selezioniamo dei praticanti di meditazione buddista e li facciamo provare la psilocibina per vedere l’effetto che fa (cit)?

Si ritiene che la meditazione consapevole abbia un effetto psichedelico simile alla psilocibina, tra cui la riduzione dell’autofocalizzazione (alias: eccessivo individualismo) e l’aumento dei sentimenti di auto-trascendenza.

Lo studio, “Characterization and prediction of acute and sustained response to psychedelic psilocybin in a mindfulness group retreat” è stato pubblicato su Scientific Reports il 24 Ottobre 2019, ed è disponibile open access in lingua inglese.

Il fine dell’esperimento è stato quindi unire la psilocibina alla meditazione trascendentale, per verificare se l’effetto dell’una e dell’altra non ne uscissero potenziate.

La forma di meditazione prescelta è la “Sesshin“, che comporta sessioni di meditazione da seduti, passeggiate in luoghi chiusi e all’aperto e praticando azioni rilassanti, in completo silenzio.

39 praticanti di meditazione buddista hanno effettuato un ritiro spirituale di 5 giorni, sotto la guida di un maestro Zen (Vanja Palmers, in caso vi interessi). Ogni giorno, dalle 6 del mattino alle 9 di sera, praticavano la sesshin.

In doppio-cieco, al 4° giorno, ad una parte dei partecipanti è stata somministrata psilocibina, mentre ad un altro gruppo un placebo.

TMS Score e MEDEQ Score (leggi sotto)

Sia il TMS (Toronto Mindfullness Scale) che il MEDEQ (Meditation Depth Questionnaire), sulla base dei feedback forniti dai partecipanti al termine di ogni giorno vede i parametri migliorati nel gruppo della psilocibina rispetto al placebo.

Il follow-up dopo 4 mesi

Utilizzando questionari e Mindfullness Scale, il team ha scoperto che, dopo 4 mesi, il gruppo che aveva preso la psilocibina presentava cambiamenti più positivi in termini di empatia, accettazione di sé e le interazioni sociali.

In particolare, anche prima del follow-up di 4 mesi:

[…] la psilocibina ha aumentato notevolmente l’incidenza e l’intensità dell’autotrascendenza praticamente senza indurre alcuna ansia rispetto ai partecipanti che hanno ricevuto il placebo.”


afferma Lukasz Smigielski, primo autore dello studio. In effetti, i ricercatori ritengono che le abilità acquisite durante il ritiro di meditazione abbiano aiutato a proteggersi da qualsiasi impatto negativo derivante dall’assunzione della psilocibina.

I predittori di un risultato positivo includevano la profondità della meditazione, l’ottimismo e l’apertura dei partecipanti.

Una possibile terapia (alternativa) per la depressione?

Il co-autore dello studio, il Professor Franz Vollenweider, ammette che un limite non tanto dello studio quanto delle sue possibili applicazioni pratiche è che il pool di partecipanti è stato selezionato da persone già esperte in pratiche di meditazione, il ché non è esattamente il profilo-tipo di un paziente afflitto da disordini mentali come la depressione.

È comunque una strada alternativa per trovare forme di cura della depressione e di altri disordini, anche se, ovviamente, servono ulteriori studi in proposito.

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Stefania Palazzo
La 'Stefy' è stata la prima autrice del sito nonché la prima a credere nel progetto Virtua Salute. Appassionata di medicine naturali.
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