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[Nuovo Studio] Esiste un’associazione fra perdita dell’udito e declino cognitivo?

L’Oms ha calcolato un numero di circa 466 milioni di persone (oltre il 5% della popolazione mondiale) affette da una riduzione dell’udito che incide sulla loro qualità della vita.
Le stime prevedono che entro il 2050 oltre 900 milioni di persone – 1 su 10 – avranno una perdita uditiva disabilitante.

La sorveglianza della popolazione effettuata dall’Istituto Superiore di Sanità – Passi d’Argento – nel biennio 2016-2017, ha evidenziato fra gli ultra 64enni residenti in Italia il 20% riferisce di deficit dell’udito. Questa quota raggiunge il 45% fra gli ultra 84enni, tre quarti dei quali non correggono questo difetto in alcun modo.
La differenza tra Nord-Sud è significativa e a sfavore delle Regioni meridionali, dove è maggiore la prevalenza di deficit uditivi (24% al Sud contro il 16% al Nord) e minore il ricorso all’apparecchio acustico.

Un nuovo studio: “Association of Subclinical Hearing Loss With Cognitive Performance” pubblicato sul JAMA Otolaryngol Head Neck Surg il 14 Novembre 2019 ha indagato se l’associazione tra udito e funzioni cognitive è presente tra individui classificabili come normoudenti.

Come si valuta il livello uditivo

Il livello uditivo viene espresso in dB HL (livello uditivo in decibel), con cui si intende l’intensità sonora che il suono deve avere per essere percepito da una persona normoudente.
Il grado di perdita dell’udito viene calcolato facendo la media delle soglie di udito del tono puro per 500, 1000 e 2000 Hz.
Il numero che ne risulta, il tono puro medio rispetto alle frequenze del linguaggio, definisce il grado di perdita dell’udito secondo una scala in cui:

  • ≤25 dB HL indica un udito normale negli adulti;
  • 26 – 40 dB HL indica una perdita dell’udito lieve;
  • 41 – 70 dB HL indica perdita dell’udito moderata;
  • 71 – 90 dB HL indica perdita dell’udito grave;
  • ≥ 91 dB HL indica perdita dell’udito profonda.

La coorte oggetto dell’analisi consisteva in totale di 6451 individui che non avevano sviluppato una perdita dell’udito precoce, provenienti dai dati:

  • dell’HCHS (Hispanic Community Health Study)
  • dell’NHANES (National Health and Nutrition Study)

L’età media (DS) era di 59,4 (6,1) anni; al campione appartenevano 3841 (59,5%) donne.

Tutti i partecipanti erano già stati sottoposti a test dell’udito e delle funzioni cognitive.

Quale relazione c’è tra la diminuzione delle funzioni cognitive e la perdita uditiva

L’indagine condotta dagli studiosi della Columbia University di New York ha valutato:

  • il rendimento neurocognitivo misurato dal Digit Symbol Substitution Test (DSST – che valuta la funzione esecutiva, la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione, esplorando, nello specifico, l’abilità di imparare schemi visuo-motori da esperienze ripetitive)
  • il test di frequenza delle parole
  • il test di apprendimento verbale spagnolo-inglese (SEVLT)
  • il richiamo SEVLT
  • lo screener a sei elementi.

I risultati hanno mostrato un’associazione inversa tra udito e funzioni cognitive attraverso l’intero spettro dell’udito, dopo aver corretto i dati ottenuti per i fattori legati a demografia e malattie cardiovascolari.

Photo by Alex Harvey on Unsplash

La riduzione dell’udito è stata associata in modo indipendente alla diminuzione delle funzioni cognitive negli adulti con udito normale (media del tono puro ≤25 dB) in tutti i test cognitivi nell’HCHS.
Ad esempio, in questo gruppo, una riduzione di 10 dB HL nell’udito è stata associata ad una riduzione clinicamente significativa di 1,97 punti nel punteggio complessivo sul DSST.
Considerando una soglia del valore di HL più rigorosa (15 dB HL), anche nel gruppo NHANES era presente un’associazione.

I risultati dell’indagine

Le associazioni tra udito e funzioni cognitive erano più forti o equivalenti negli individui con udito normale rispetto a quelli con perdita dell’udito.
Ad esempio, per una riduzione di 10 dB HL c’è stata una riduzione del punteggio DSST di coorte combinato di 2,28 punti tra gli individui con udito normale, rispetto a una diminuzione di 0,97 punti tra quelli con perdita dell’udito.

Golub e colleghi hanno stabilito che una ridotta capacità uditiva si associava a una peggiore prestazione nei test cognitivi:

Le persone che avevano difficoltà a udire un sussurro (ma che tecnicamente avevano ancora un udito normale) hanno ottenuto sei punti in meno in un test su velocità e attenzione rispetto a quelle con un udito assolutamente perfetto.

I ricercatori hanno quindi concluso indicando che l’associazione tra perdita dell’udito e delle funzioni cognitive può essere presente più precocemente di quanto ritenuto in precedenza.

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Lucia Fava
Copywriter ed esperta di social media marketing, è la responsabile del coordinamento con i revisori scientifici. Si occupa di ricerca fonti e fact checking. ------ Note biografiche disponibili nella pagina Redazione | Tutti gli articoli, ove non espressamente specificato, sono sottoposti a Revisione Scientifica e Fact Checking.
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