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From Fat Lolli to 6 Pack Lolli [2020]

Ultimo aggiornamento: 18 Settembre 2021

Il documentario del 2020 vede Anthony Lolli, un imprenditore americano di origini ecuadoriane, celebrare la sua trasformazione corporea. In poco meno di un anno passerà dall’essere obeso al partecipare ad una competizione di fitness: il tutto documentato, giorno per giorno, dalla telecamera del regista Keith Eccles. Disponibile su Amazon Prime Video.


Introduzione: un documentario che vuole ispirare e motivare lo spettatore… ma per i motivi sbagliati.

Visto distrattamente, “From Fat Lolli to 6 Pack Lolli” vorrebbe essere un documentario character-driven che ispiri lo spettatore obeso o sovrappeso a cambiare drasticamente la sua vita per migliorare la propria salute e il proprio aspetto fisico.

In realtà, grattando -neanche troppo- sopra la superficie poco o nulla di quanto mostrato a video è applicabile all’uomo e alla donna comune. Non solo nella sostanza (Lolli è ricco e può permettersi un anno di pausa dal lavoro per dedicarsi quotidianamente ad allenamenti estenuanti) ma anche nella forma: nessun consiglio alimentare o di allenamento viene fornito a chi vede il documentario.

Ma un primissimo insegnamento lo si può comunque trarre: se hai un obiettivo da perseguire, devi circondarti delle persone giuste e le devi PAGARE. E che sia di monito ai tanti imprenditori italiani che non pagano, o pagano una miseria, i propri consulenti facendo i piangina (“Nooo… c’è crisi, le tasse, ho il leasing del Cayenne da pagare!..“) o, sempre più spesso, sfociando in manipolazione vera e propria (“Lavora per me gratis, ti porterò tanti clienti!“) [La bufala del ‘ti porto clienti’ è la più antica del mondo, eppure molti meschini ci cascano ancora – N.d.A.]

Anthony Lolli, per ottenere la trasformazione corporea che desidera, sa che necessiterà di un esercito di personal trainer -ne ho contati almeno 4- un nutrizionista, e uno stuolo di amici -in realtà tutti accolli – che gli dicano in continuazione: “Bravo!“. E lui li assume. E li paga. TUTTI.

Il secondo insegnamento è: puoi avere tutti i soldi che vuoi, puoi metterci tutta la determinazione che serve, puoi anche ad un certo punto sceglierti il chirurgo plastico migliore sulla piazza. Ma non tornerai mai “normale”. Quindi: non ingrassare mai. Il buon Lolli, forte di un team di preparatori atletici che neanche Mike Tyson nel momento di massimo splendore, ottiene rapidamente un dimagrimento che ha dell’incredibile. Ma c’è un problema: la pelle in eccesso, che può essere fixata solo attraverso un intervento chirurgico.

I capezzoli! Guardate i capezzoli! Staccati e riattaccati. Male. Sulla linea dei pettorali.

Ribadisco il secondo insegnamento: preservatevi, perché oltre una certa soglia di obesità non si tornerà mai più normali.

Detto questo, premiamo PLAY su Amazon Prime Video e iniziamo.


From Fat Lolli to Six Pack Lolli: The Ultimate Transformation Story” (titolo che in italiano è stato tradotto in -prendete fiato- “Lolli, da grasso agli addominali scolpiti la storia di trasformazione per eccellenza”)

Come tutti i documentari character-driven, viene fatto un rapido excursus sull’infanzia di Anthony. Famiglia povera, immigrata ecuadoriana, obeso già da bambino. Il padre, in particolare, è un maestro nell’arte di arrangiarsi al fine di mantenere un tenore di vita dignitoso.

Di sicuro gli insegnamenti paterni gli sono di aiuto nella vita professionale: il buon Lolli sfonda nel mercato immobiliare diventando ricco ben prima dei 40 anni, tanto da scrivere un libro (“The Heart of the Deal”) e iniziare una seconda attività, ovvero quella del motivational-speaker per agenti immobiliari. Sapete quelli che vanno su un palco a pontificare di determinazione nella vita, sogno americano, diventerete tutti ricchi come me ecc.

Vende l’azienda per una cifra a sette zeri e apre una società di produzione cine-televisiva, la Lolli Brands Entertainment. Tutto bene, una vita tanto perfetta che sarebbe un interessante soggetto per un film. Ma c’è un problema: Lolli è obeso e questa condizione comincia a stargli stretta.

Da lì l’idea, con la complicità del video-maker e regista Keith Eccles: dar vita ad una trasformazione radicale del suo corpo documentando giorno dopo giorno allenamenti, dieta e sacrifici fino al raggiungimento dell’obiettivo. Un progetto che nasce da subito -e il protagonista non ne fa mistero- come business. Premiamo l’onestà.

Facendo un lavoro che gli consente tempo libero e budget pressoché illimitato allestisce nel retro di casa sua un’area per allenamento funzionale dove praticherà HIIT (High Intensity Interval Training), poi si avvicinerà al Crossfit e successivamente al body building. Più avanti nel documentario si cimenterà in Boxe e MMA. Per ognuna delle attività sportive che intraprende arruola un personal trainer dedicato.

Dopo qualche mese comprende che l’allenamento da solo non è sufficiente, così assume l’irlandese Mike “Fatboy Slim“, già celebrità di Youtube e Instagram per la sua trasformazione corporea avvenuta a 20 anni. O meglio, non solo lo assume come consulente alla nutrizione: ne finanzia il trasferimento negli U.S.A. con stipendio, vitto e alloggio. Diventerà di fatto il personale valletto di Anthony Lolli.

Arriviamo al capitolo della “pelle in eccesso”. Anthony visiterà dodici chirurghi plastici al fine di organizzare un intervento di rimozione della pelle in eccesso causata dal repentino dimagrimento. Chiunque abbia visto almeno una puntata di “Vite al Limite” sa che questo tipo di operazione, coinvolgendo un gran numero di parti del corpo (nel suo caso: pettorali, braccia, addome, schiena e glutei) viene divisa in più interventi. Ma Anthony non ha tempo da perdere: in un unica seduta da 7 ore, farà tutto insieme.

Fortunatamente per lui il decorso post-operatorio e la convalescenza vanno bene (e il 6 pack diventa visibile) benché reinizi ad allenarsi nonostante il parere contrario dei medici.

Ok ma adesso? Qual è il prossimo obiettivo? Partecipare ad una gara di body building / fitness, ovviamente! Quale migliore celebrazione per il proprio ego di una gara basata sull’esibirsi mezzo nudo di fronte ad una platea di esagitati spettatori, di cui la metà invitati da lui medesimo?

Anthony si iscrive ad una competizione che si svolge ad Atlantic City e che ha, tra le categorie, anche quella: “Trasformazione”, cui sono ammessi partecipanti che hanno una storia di cambiamento radicale del proprio corpo: ex obesi, ex drogati, veterani di guerra, ex ammalati di cancro ecc.

Durante la preparazione all’evento coinvolge (in un cross-marketing che ha del geniale) l’ideatore del programma TV: “RBT: Radical Body Transformations“, ovvero un informercial che parte da uno show televisivo per vendere programmi di allenamento, libri, merchandising -si, la stessa idea che sta dietro “HEAL“.

Nell’unico, vero, twist del documentario, il vincitore del concorso sarà… no, non ve lo dico. Anzi si: vinceranno TUTTI, anche se personalmente tifavo per la biondona.

Passiamo ai giudizi?


From Fat Lolli to 6 Pack Lolli: Giudizio critico: 4/10

Un documentario “furbetto”, finalizzato più a vendere il personaggio Lolli -e tutto l’indotto che ne deriverà- che non a fornire una reale ispirazione per quanti vorrebbero cambiare il proprio stile di vita ma che per motivi psicologici, di lavoro, di famiglia, economici, non riescono.

Al di là di due insegnamenti che ho evidenziato nell’intro, ovvero 1) se avete bisogno di qualcosa, pagate chi può aiutarvi ad ottenerla e 2) preservatevi, sempre, perché dall’obesità non se ne esce comunque indenni, anche con tutti i soldi del mondo, francamente non intravedo quel reale intento filantropico che dovrebbe stare alla base di ogni prodotto multimediale che mostra trasformazioni corporee radicali.

Anthony Lolli è, evidentemente, un maniaco dell’ego e questo documentario ne è la più pura e totale celebrazione. Apprezzo l’onestà intellettuale di ostentare senza pudore il suo tenore di vita e le sue possibilità economiche: se le è guadagnate ed è giusto che le usi a proprio vantaggio. Massimo rispetto.

Ma l’utilità reale per lo spettatore finale?

Nel documentario non c’è spazio per il drama. Persino la morte di uno dei suoi personal trainer, Francisco, a causa di un incidente stradale è vissuta con una superficialità davvero spiazzante.

Qualità tecnica: 6/10

Senza infamia. Senza lode. Il documentario attinge largamente a footage creati con telecamere a mano e smartphone durante il percorso di dimagrimento di Lolli. Le parti girate ex-novo sono in HD, emozionali, musica trap come se non ci fosse un domani.

Plausibilità scientifica: 2/10

Del percorso di Lolli poco spazio (direi quasi nulla) viene lasciato a informazioni che potrebbero essere utili, a fini pratici, per lo spettatore.

Zero spazio all’alimentazione. Ne viene evidenziata l’importanza, certo. Ma “COSA” effettivamente mangiava prima? e “COSA” mangiava durante la trasformazione? Eppure il documentario vanta la presenza di Mike Fatboy Slim, incaricato proprio per seguire la dieta di Lolli.

Zero spazio all’allenamento. O per meglio dire: al dettaglio dell’allenamento. Nel documentario viene detto che si allena due volte al giorno, tutti i giorni, per un totale di circa 6 ore / giorno. Bravo. E quindi? Con quale criterio vengono distribuiti HIIT, Crossfit, Body Building e allenamento cardio, nonchè boxe e MMA durante la giornata e durante la settimana? E i giorni di recupero? Nessuna informazione a riguardo, a Lolli in realtà non importa granché che lo spettatore segua le sue orme.

Il 2 alla plausibilità scientifica lo assegno per la superficialità con cui si è deciso di accrescere il già smisurato ego del protagonista senza fornire però reali informazioni di utilità per lo spettatore. A Lolli non interessa lasciare qualche informazione pratica durante il documentario: la finalità, spudorata in certi casi, è la propria autocelebrazione e, se gli va di lusso, iniziare una nuova fase della sua fortunata attività imprenditoriale.

Rispetto per lo spettatore: 4/10

Scommetto che vi sareste aspettati un 1/10. Invece no, una qualche parvenza di rispetto per lo spettatore l’ho intravista.

Certo, ho trovato largamente offensivo il continuo ribadire: “Se ce la faccio io, potete farcela tutti” (No, caro, ciò che hai fatto NON è alla portata innanzitutto economica di tutti), ma va detto che è un prodotto che nasce commerciale e in questo Anthony Lolli non si nasconde: è ricco e sfrutta ogni suo centesimo per diventare fisicato con addominali scolpiti.

Avesse voluto avrebbe potuto montare il documentario nascondendo, o minimizzando, le sue possibilità economiche, puntando sul drama, piangendo, disperandosi, enfatizzando la difficoltà di conciliare famiglia e allenamenti. E invece no, e in questo è stato forse superficiale ma estremamente onesto.

Scheda Tecnica: “From Fat Lolli to Six Pack Lolli: The Ultimate Transformation Story

Genere: DocumentarioAudio: Inglese
Durata: 1h 36′Sottotitoli: Italiano disponibile
Regista: Keith EcclesDistribuzione: Amazon Prime Video
Anno: 2020Giudizio globale: 4/10
Scheda IMDbSito ufficiale: N/D

Trailer: From Fat Lolli to Six Pack Lolli: The Ultimate Transformation Story

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Stuart Delta
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Filippo

Visto ieri sera. Anthony Lolli si è comprato un bel giocattolone ossia un entourage da far invidia ad un atleta olimpico e lo sbatte in video senza pudore alcuno… Col tempo libero e i soldi che ha la sua trasformazione fisica è il MINIMO che poteva raggiungere. Poi non so se il recensore si è fermato a guardare i titoli di coda con ulteriori pontificazioni del Lolli con frasi tipo SE HAI I SOLDI PER INGRASSARE HAI ANCHE I SOLDI PER DIMAGRIRE.. Certo perché l’obesità è una questione economica per lui: tutti ricchi che non sanno come spendere soldi e… Leggi il resto »

Marco Palumbo

In italiano il titolo poteva essere tradotto in: “CIAO POVERI”!
La recensione è ben fatta ma come già fatto notare da un altro commento è davvero troppo generosa e possibilista.

Ne faccio io una brevissima:

Giudizio globale: e sti cazzi?
Voto: 1/10
Commento: se ci riprovi ti mandiamo l’IRS! 😀

Alex Design

“E che sia di monito ai tanti imprenditori italiani che non pagano, o pagano una miseria, i propri consulenti facendo i piangina (“Nooo… c’è crisi, le tasse, ho il leasing del Cayenne da pagare!..“) o, sempre più spesso, sfociando in manipolazione vera e propria (“Lavora per me gratis, ti porterò tanti clienti!“)” La possiamo stampare su ogni scrivania di ogni freelance che si fa sfruttare da sti finti pezzenti? Il fatto è che per ogni consulente che alza la testa e risponde NO c’è un codazzo di altri dieci come lui che si abbassano a condizioni capestro pur di lavorare… Leggi il resto »

Anto Ciao

Vabbè, hai un team di personal trainers nutrizionisti e amici con cui allenarti e poi hai anche bisogno di andare dal chirurgo? Che già Lolli parte in vantaggio rispetto a tutti gli altri uomini obesi, poi bari facendoti aggiustare dal chirurgo..
Ma per piacere! 1 ora e mezza della mia vita che nessuno mi ridarà mai più!

Stuart D.

@Anto Ciao Un attimo. Che io sappia, l’intervento di asportazione della pelle in eccesso non è considerata “cheating”, proprio perché l’esigenza nasce da un problema che né la dieta né l’allenamento possono risolvere. Anzi, l’operazione chirurgica si rivela necessaria *proprio perché* si è stati determinati nel seguire alimentazione corretta e fare attività fisica come dannati. Diverso il discorso degli interventi di installazione di protesi (pettorali, addominali ecc.) che sono largamente stigmatizzati nel mondo del fitness e che ovviamente vengono visti come una scorciatoia ingiustificabile. Ma non è il caso di Anthony Lolli. Per entrambi i punti, se sbaglio, mi correggano… Leggi il resto »

Francesco De Bartolo

Ho visto il docufilm almeno 3 volte e sono totalmente contrario a questa recensione. Io non so da che parte della massa sei ma posso garantirti una cosa: l’autostima per questo tipo di obiettivo è fondamentale. E se al giorno d oggi una persona si deve porre scrupoli su come investire il proprio denaro conquistato col duro lavoro è da ipocrita. Anthony ha fatto tutto ciò che era in suo potere per perseguire il suo obiettivo e ha dato speranza e coraggio a tantissime persone. E chiaro che per avere il suo risultato con le sue tempistiche si debba avere… Leggi il resto »

@Francesco De Bartolo Ed esattamente dove, nella recensione, scrivo che il buon Lolli non ha il sacrosanto diritto di spendere come gli pare i suoi soldi? Per quanto mi riguarda potrebbe anche finanziare un colpo di Stato: se lo fa con soldi guadagnati onestamente, buon pro gli faccia. L’analisi di questo tipo di docufilm, almeno su virtuasalute.com, non ha finalità socio-politiche-economiche, ma solo avvisare lo spettatore che sì, Lolli merita rispetto per il percorso che ha intrapreso e terminato con successo, ma che l’utilità pratica (traduco: “ci è riuscito lui, posso riuscirci anche io“) sta a zero. E’ una bella… Leggi il resto »

Gino Latilla

Solita recensione catto-comunista. della serie ” i soldi puzzano solo se a mostrarli sono gli altri”. Cosa c’entra quello che ha fatto con il fatto che è un imprenditore. Il documentario parte proprio da quello. Dalla capacità di imporsi e di ottenere risultati impensabili. O vuoi dire che i 57 chili di sovrappeso erano finti?. Sul discorso dell intervento che dire? cosa poteva fare secondo te? prendere la pelle cadente ed arrostirla sul BBQ.? i tranier quanti sono costati secondo te? Sono cose impossibili da pagare? non dico che ti segua a casa e in vacanza ma il resto non… Leggi il resto »

@Gino Latilla I casi sono due. O la recensione non l’hai letta, o hai fatto finta di non leggerla. “Solita recensione catto-comunista. della serie ” i soldi puzzano solo se a mostrarli sono gli altri”.  Guarda, è evidente che non mi conosci, altrimenti sapresti che sono quanto di più lontano sia dal cattolicesimo che dal comunismo possa esistere in natura. Più che dire, anche nei commenti, che Lolli con i suoi soldi può farci il cazzo che gli pare che devo fare? Mettere un 8/10 ad un documentario VUOTO nei contenuti solo perché poi posso essere accusato di invidia sociale?… Leggi il resto »