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“La scienza” riabilita la Carne Rossa? Assolutamente NO.

Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre 2019

I risultati di uno studio, controverso e, in pochi giorni, già oggetto di feroci critiche da parte del mondo scientifico, stabiliscono che non c’è connessione tra consumo di carne rossa e lo sviluppo di tumori e malattie cardiovascolari. Ma gli riconosciamo un pregio: sta mettendo a nudo la pochezza e la malafede dell’informazione medico-scientifica italiana. Come sempre.

A differenza di altre volte, in questo articolo non produrremo screenshot del nostro eterno miglior amico Google News e, tanto meno, delle headline della stampa generalista online che ha coperto la notizia. Se lo facessimo, è tanto, troppo, il ribrezzo che proviamo per siffatta superficialità e ingiustificato clamore, che rischieremmo seriamente una denuncia.

Come sempre, ci limiteremo ai fatti.

E i fatti sono che:

  • NO, “LA scienza” (intesa come scienza tutta), non ha detto che mangiare carne rossa (e carne lavorata industrialmente) fa meno male di quanto si pensi, e men che meno che faccia bene.
  • Sono stati pubblicati, sulla rivista “Annals of Internal Medicine“, i risultati di uno studio, ovvero: “Unprocessed Red Meat and Processed Meat Consumption: Dietary Guideline Recommendations From the Nutritional Recommendations (NutriRECS) Consortium“.
  • Le conclusioni di questo studio sono che non è necessario ridurre il consumo di carne rossa e non è necessario ridurre il consumo di carne lavorata industrialmente.
  • Gli autori dello studio (in realtà la summa di cinque revisioni sistematiche, quindi studi di studi precedenti) non hanno trovato connessioni tra il consumo di carne rossa e carne industriale e l’insorgenza di malattie a carico del sistema cardiovascolare e cancro.
  • Lo studio è stato condotto da NutriRECS un gruppo di ricerca che si (auto)definisce indipendente e privo di conflitti di interesse.
  • Sono già pervenute alla rivista Annals of Internal Medicine , che ha pubblicato lo studio NutriRECS, almeno 6 (SEI) richieste di ritiro preventivo dello studio affinché possano essere condotti ulteriori controlli.

Tra le richieste di ritiro dello studio più argomentate abbiamo quella redatta e inviata dal True Health Initiative (THI), che ha evidenziato almeno 5 (CINQUE) pesanti, e gravi, limiti dello studio, secondo quanto riportato da WebMD.com nell’articolo: “Controversial Studies Say It’s OK to Eat Red Meat“.

  1. Studi omessi. La base dati utilizzata per la revisione sistematica ha omesso (non è dato sapere se volontariamente o meno) almeno 15 studi che, se presi in considerazione, avrebbero certamente portato a conclusioni diverse. Tra gli studi “dimenticati”, il più famoso è il Lyon Heart Study del 2001.
  2. Incompletezza. Le analisi si sono limitate al consumo di carne e non ad altri alimenti che potevano far parte della dieta dei soggetti della base dati. Se non hai il quadro completo, non puoi giungere a conclusioni definitive.
  3. Metodo di Analisi non appropriato. Per le revisioni sistematiche degli studi è stato utilizzato il metodo GRADE (Grading of Recommendations, Assessment, Development and Evaluations). Che è perfetto in moltissimi casi, perché attribuisce maggiore importanza agli studi clinici randomizzati controllati. Il problema è che non ci sono studi clinici randomizzati controllati tra gli studi presi in esame da NutriRECS. La maggior parte degli studi presi in esame sono osservazionali.
  4. Dati contradditori. Esaminando meglio i dati estrapolati dal paper, THI ha evidenziato che in realtà molti dati confermano la carne rossa e/o industriale come fattore di rischio, ma NutriRECS sfruttando la priorità del metodo GRADE, ne ha ignorato, minimizzato l’importanza.
  5. Dati non necessariamente pertinenti. Uno degli studi presi in considerazione è attinente con l’opinione dei soggetti sul consumo di carne rossa. Conferendo importanza all’opinione dei mangiatori di carne sui risultati finali, è facile che i risultati finali siano soggetti a bias.

Inoltre:

Esattamente come le testate online italiane stanno dimostrando, il pericolo principale di uno studio come questo (che, ricordiamo, non solo NON è definitivo, ma è al momento oggetto di pesanti controversie) è la disinformazione che viene data alle persone, che già sono continuamente bombardate da studi (seri) spesso in contraddizione tra loro.

Lo studio, inoltre, non prende in considerazione alcun impatto ambientale che ha il consumo massivo di carne rossa. L‘allevamento del bestiame contribuisce al 14,5% delle emissioni globali di gas serra e al di là del fattore ‘salute personale- mangiare meno carne è propedeutico a salvare il pianeta.

Conclusioni

La “Scienza”, intesa come intera comunità scientifica, non ha in alcun modo assolto il consumo di carne rossa come fattore di rischio per l’insorgenza di patologie a carico del sistema cardiovascolare e di tumori. È stato pubblicato UNO studio, controverso e già oggetto di critiche, che stabilisce che non è necessario ridurne il consumo. Di questo studio, tuttavia, sono stati già identificato almeno 5 limiti di metodo, che potrebbero, potenzialmente, causarne il ritiro.


Aggiornamento 8 Ottobre 2019: Potenziale conflitto di interessi dell’autore principale della ricerca

Un’indagine del NY Times ha rivelato che il leading author dello studio di cui si è parlato in questo articolo, Bradley C. Johnston, epidemiologista canadese, fu co-autore di uno studio, questo: “The Scientific Basis of Guideline Recommendations on Sugar Intake: A Systematic Review“, pubblicato sull’Annals of Internal Medicine nel 2016, in cui si cercava di minimizzare l’impatto del consumo di zucchero sulla salute umana e, conseguentemente, obiettare sulle generali raccomandazioni di limitarne l’uso. Questo studio fu finanziato da International Life Science Institute, una sorta di consorzio di ricerca i cui fanno parte McDonald, Coca-Cola Company e PepsiCo. tra gli altri.

Per lo studio sulla carne rossa gli autori hanno dichiarato che non vi era alcun conflitto di interessi. Cosa tecnicamente vera: gli autori devono dichiarare eventuali finanziatori con interessi concorrenti con cui si ha avuto a che fare nei tre anni precedenti alla pubblicazione dello studio. Johnston ha dichiarato di aver percepito fondi dall’ILSI fino al 2015, quindi quattro anni fa, e di non avere più alcun rapporto con il consorzio.

Tuttavia, data la portata delle conclusioni dello studio, se è vero che “tecnicamente” Johnston ha detto la verità nella sua dichiarazione di assenza di conflitto di interessi, ne ha in qualche modo “tradito lo spirito”. E, a causa di questo, lo studio ha prestato ulteriormente il fianco ai suoi sempre più numerosi detrattori nel mondo scientifico.

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Pavel Fucsovic
Nato in Croazia ma naturalizzato Italiano, Laureato in Scienze Motorie e raffinato scrittore di brevi racconti. Collabora anche con testate web locali del Nord-Est. ------ Note biografiche disponibili nella pagina Redazione | Tutti gli articoli, ove non espressamente specificato, sono sottoposti a Revisione Scientifica e Fact Checking.
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