Scienza Maledetta

The Cat Telephone (1929)

Trasformare un gatto -vivo- in un telefono attraverso una procedura chirurgica.

Un gatto. Vivo. Telefono.

Roba da far ribollire il sangue anche all’animalista più moderato e, quantomeno, far sorgere qualche lecito dubbio sulla sanità mentale degli scienziati che idearono questo esperimento. Eppure, pur nella sua bizzarria, il sacrificio del felino non fu vano, in quanto questo studio aprì le porte all’impianto cocleare, ovvero l’orecchio artificiale impiantato nel cranio dei pazienti audiolesi. In uso ancora oggi.

L’esperimento

Siamo nel 1929, Università di Princeton, New Jersey, USA. Il professor Ernest Wever e il suo ricercatore / assistente Charles William Bray stanno, probabilmente, discutendo su quanto noiosa e routinaria sia la vita dei ricercatori di una prestigiosa università statunitense. Serve una botta di vita in nome della scienza.

L’idea è quella di stabilire se il suono è percepito dal nervo cocleare, o nervo acustico – uno dei due nervi vestibolococleari (il nervo vestibolare presiede alla percezione spaziale, all’equilibrio e al riconoscimento di accelerazioni e decelerazione, mentre quello cocleare presiede al senso dell’udito).

Serve quindi un organismo vivente, dotato di sistema uditivo, su cui approfondire, fisicamente, la questione. Il Professor Wever si chiama immediatamente fuori, mentre Bray, che pur si presterebbe volentieri come cavia, teme la reazione che avrebbe la madre se lo vedesse tornare a casa con il cranio bucato e un cavo telefonico che gli penzola lungo il viso.

Prima di procedere per estrazione a sorte al Professore viene in mente che procurarsi un gatto e usarlo per l’esperimento è più semplice e non invaliderebbe i risultati dello studio: i gatti, pur dotati di un udito “migliore” dell’uomo (i gatti percepiscono frequenze di 50.000 / 100.000 Hz contro le sole 20.000 Hz degli umani), presentano un sistema similare a quello umano, con l’orecchio esterno, medio, il nervo vestibolare e la coclea.

Il compromesso uhm… tecnico, trova entrambi d’accordo e si può iniziare.

Il gatto viene sedato e, attraverso una procedura chirurgica, viene asportata una piccola porzione di osso dal cranio affinché i due scienziati possano raggiungere meglio il nervo acustico. Un cavo telefonico viene attaccato al nervo; l’altra estremità del cavo viene collegata a un ricevitore telefonico, posto a 15 metri di distanza in un locale insonorizzato.

Bray inizia a parlare nelle orecchie del gatto e Wever, col ricevitore in mano, lo riesce ad ascoltare perfettamente.

Bray prova quindi ad emettere suoni con diverse frequenze, che vengono udite dal professore. Se Bray emette un suono con una certa frequenza, il suono viene trasmesso al ricevitore di Wever con la medesima frequenza.

L’esperimento dimostra che la frequenza della risposta nel nervo uditivo è correlata alla frequenza del suono.

Per convalidare ulteriormente i risultati ottenuti, Wever e Bray eseguono ulteriori prove in condizioni diverse. Posizionano, ad esempio, il cavo telefonico su altri tessuti e nervi lontani dal nervo uditivo, e il ricevitore del telefono non riceve più alcun suono. Provano inoltre a limitare la circolazione del sangue nella testa del gatto (rendendo meno reattivo il nervo), con la conseguenza di interrompere la trasmissione del suono dal ricevitore. Alla fine l’esperimento viene rifatto con il medesimo gatto, non più vivo, ma morto. E il suono non viene trasmesso.

L’esperimento del gattotelefono, i risultati ottenuti, descritti nel paper del 1930 “ACTION CURRENTS IN THE AUDITORY NERVE IN RESPONSE TO ACOUSTICAL STIMULATION” e le successive ricerche effettuate, in quel di Princeton, sulla trasmissione del suono attraverso i nervi, valsero ai due scienziati la prima medaglia del Howard Crosby Warren Society assegnata, per la prima volta, dalla Society of Experimental Psychologists nel 1936.

La Society of Experimental Psychologists assegna annualmente la medaglia “Howard Crosby Warren” per l’eccezionale risultato ottenuto in Psicologia Sperimentale negli Stati Uniti e in Canada. Il premio è stato inaugurato nel 1936. Vedi l’albo d’oro: http://www.sepsych.org/warren_medal.php

La scoperta di Wever e Bray fu di importanza storica, e le conoscenze acquisite in uso ancora oggi.

Curiosamente, secondo il resoconto dell’Università di Princeton –vedi fonte a piè di articolo– i due scienziati non erano totalmente consapevoli della portata del loro esperimento e delle future applicazioni pratiche cui stavano spalancando la porta. Erano invero più interessati a stabilire un protocollo di sperimentazione che potesse essere utilizzato, in sicurezza, anche in studi su esseri umani.

L’impianto cocleare

L’esperimento del gatto fu la primissima base da cui, a partire dagli anni 60, si iniziarono a studiare neuroprotesi da applicare a soggetti affetti da sordità profonda.

Il primo impianto cocleare fu brevettato (# 4063048 ) nel 1977.

Schema Impianto Cocleare.

Fonti:

The Cat Telephone (via blog dell’Università di Princeton, HTML, Eng)

Vuoi discutere di questo articolo con i tuoi follower? Condividilo sui Social Network
Pavel Fucsovic
Nato in Croazia ma naturalizzato Italiano, Laureato in Scienze Motorie e raffinato scrittore di brevi racconti. Collabora anche con testate web locali del Nord-Est. ------ Note biografiche disponibili nella pagina Redazione | Tutti gli articoli, ove non espressamente specificato, sono sottoposti a Revisione Scientifica e Fact Checking.
Avvisami di nuovi commenti
Notificami
guest
1 Comment
più vecchi
più nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
Francesco Giannone

Buongiorno Pavel
grazie per aver trattato l’argomento.
Ho letto anche altri brani di Scienza Maledetta e mi complimento per lo stile, ironico, e per la precisione delle narrazioni.
Cordiali saluti
Francesco Giannone